È giunto il momento del parto,
cosa devo sapere?
Si considera a termine un bambino nato tra 37+0 e 41+6. Se le contrazioni non cominciano spontaneamente, l’induzione del parto viene proposta in genere già a partire da 41 settimane + 1 giorno.
Quando è il momento ricordati di avvisare la maternità del vostro arrivo, in ospedale oltre alla valigia per il parto ricordatevi di prendere la vostra tessera della cassa malati, la vostra tessera del gruppo sanguineo, il libretto delle vaccinazioni, il libretto di famiglia e se effettuato i documenti del riconoscimento del padre.
Che ruolo ha la levatrice durante il parto?
La levatrice è la professionista della salute esperta nella presa a carico della fisiologia della nascita a domicilio o in ospedale. Essa, infatti, accompagna autonomamente la donna e la coppia durante il travaglio e la nascita, sostenendo emotivamente ed empaticamente i futuri genitori, assicurando una presenza discreta ma puntuale, favorendo la fisiologia dell’evento in corso e collaborando con il medico qualora la situazione dovesse richiederne l’intervento.
Il ruolo della levatrice in sala parto, casa della nascita o a domicilio è quello di accompagnare, idealmente in un rapporto 1:1 la coppia di futuri genitori, in modo che la sua presenza possa assicurare un’esperienza di nascita positiva. Nel caso dovessero insorgere complicazioni, la levatrice rimane la persona di riferimento della coppia, che avrà instaurato con lei una relazione di fiducia: la levatrice potrà quindi anche farsi portavoce dei desideri e dei bisogni della donna e della coppia in qualsiasi situazione.
Travaglio e parto: cosa devo sapere?
Il parto può essere suddiviso in quattro fasi seguite dal post parto immediato:
Si tratta della fase di preparazione, che precede il travaglio vero e proprio. La fase prodromica ha una durata molto variabile. Le contrazioni sono irregolari e più o meno dolorose.
Il collo dell’utero, durante questa fase, comincia a modificarsi, in modo da potersi poi dilatare. Innanzitutto, cambia posizione, si ammorbidisce e si accorcia.
In questa fase è possibile perdere quello che viene definito “tappo mucoso”.
Questa fase può durare anche alcuni giorni, alcune donne non se ne rendono nemmeno conto di questa fase preparatoria.
È la fase che culmina con la dilatazione completa del collo dell’utero (10 cm) e la conseguente discesa della testa del bambino nel bacino della mamma.
Le contrazioni diventano più dolorose e ritmiche. Il dolore può essere avvertito nella parte bassa della schiena e/o dell’addome: inizialmente le contrazioni possono assomigliare molto ai dolori mestruali, solo più forti.
Durante una contrazione i muscoli lunghi dell’utero si contraggono, dall’alto verso il basso. Quando la contrazione finisce, i muscoli si rilassano di nuovo. Per questa ragione si parla di andamento ritmico o ondulatorio del travaglio di parto.
Man mano che il travaglio avanza le contrazioni diventano sempre più intense, richiedendo un controllo ed una partecipazione sempre maggiore da parte della partoriente.
Questa fase, per una donna incinta del suo primo bimbo, può durare diverse ore: in media, infatti, la dilatazione della cervice (o collo dell’utero) avanza di un centimetro ogni ora.
In essa si svolgono i principali fenomeni meccanici del parto, ovvero tutti quei movimenti e quelle rotazioni che il feto deve compiere all’interno del canale del parto per poter nascere. La durata è variabile, fino anche a più di 2 ore per un primo bambino, mentre molto più veloce per i successivi.
La fase espulsiva è la fase più attiva di tutto il parto in quanto la mamma può accompagnare la nascita del bambino tramite le spinte che vengono avvertite con uno stimolo irrefrenabile.
La rottura delle membrane (perdita delle acque) può avvenire in qualsiasi momento delle fasi sopraccitate oppure prima dell’inizio delle contrazioni.
Diverse e variate sono le posizioni che favoriscono la fisiologia del travaglio e del parto.
L’espulsione della placenta e delle membrane annesse avviene normalmente entro 20-30 minuti dalla nascita del bambino. Se questo non accade naturalmente, il medico deve intervenire.
Questa fase comincia subito dopo l’espulsione della placenta e termina 2 ore dopo. Durante questo periodo, la donna viene sorvegliata dalla levatrice in sala parto: vengono controllate spesso le perdite ematiche e la consistenza e la posizione dell’utero.
Questa fase è fondamentale per il “bonding”, ovvero la creazione di un legame affettivo tra i genitori ed il bambino. Durante le prime ore di vita il bébé si presenta ben sveglio ed interagisce molto con la mamma ed il papà. È importante che la neo-famiglia possa essere disturbata il meno possibile, in modo da potersi concentrare appieno sulla creazione di questo fondamentale legame, che li accompagnerà per tutta la vita.
Solitamente, se la mamma lo desidera, durante questo tempo il bimbo viene aiutato ad attaccarsi al seno per la prima volta. La levatrice, tramite la sua presenza discreta ed attenta, aiuta i genitori a cogliere i segni di fame del neonato, spiegando loro l’importanza di questi messaggi istintivi del bambino.
Come gestire il dolore del parto?
Il dolore del parto è dovuto allo stiramento delle varie strutture interessate dalle contrazioni. Durante la prima fase del travaglio, il dolore è soprattutto causato dallo stiramento delle fibre muscolari che interessano il collo dell’utero, mentre durante la seconda fase del travaglio questo andrà ad interessare soprattutto il canale del parto ed i tessuti degli organi genitali inferiori.
Un parto naturale può essere difficile e molto intenso, ma il corpo femminile è in grado di assolvere questo importante compito. Una donna che ha portato a termine una gravidanza ha le competenze per poter vivere pienamente l’esperienza del travaglio, del parto e dell’allattamento.
Il corpo umano possiede dei sistemi per controllare il dolore del travaglio e del parto attraverso la secrezione di beta-endorfine. Le beta-endorfine sono sostanze che vengono secrete naturalmente dal cervello in situazioni di grande fatica, sforzo fisico o dolore intenso. La loro secrezione viene favorita dalla presenza di un ambiente confortevole, calmo, intimo, che permetta alla persona di lasciarsi andare agli eventi in corso, non sentendosi giudicata o osservata.
La sensazione dolorosa è molto soggettiva e varia in maniera notevole da donna a donna.
Molti sono i fattori che influenzano la percezione del dolore, oltre l’individuale soglia di sopportazione. Alcuni fattori che potrebbero influenzare il vissuto e la percezione del dolore potrebbero essere la paura, esperienze precedenti, il sostegno e l’accompagnamento durante il travaglio, la presenza di una persona fidata, la presentazione e la posizione fetale nonché la presenza di particolarità anatomo-fisiologiche della donna.
La gestione del dolore
Il dolore naturalmente legato al travaglio e al parto può essere alleviato e reso più sopportabile attraverso metodi naturali e soluzioni farmacologiche
Acqua (grande vasca da bagno)
L’acqua riduce il dolore, facilita la dilatazione del collo dell’utero e diminuisce il rischio di lacerazioni del perineo durante il parto.
Musica
La musica può aiutare la donna in travaglio a rilassarsi, soprattutto nelle pause fra una contrazione e l’altra.
Massaggio
Massaggi della zona lombare, riflessologia plantare o carezze possono aiutare la donna in travaglio a far fronte alle contrazioni.
Respirazione, uso della voce
Durante la gravidanza e il travaglio, respirare profondamente aiuta a trovare l’energia per affrontare i momenti più difficili permettendo al corpo di ritrovare la stabilità e la calma e a sciogliere le tensioni.
Movimento, cambiamento di posizione, deambulazione
Durante il travaglio il movimento, il cambiamento di posizione e la deambulazione, riducono il dolore e la durata del travaglio. Il movimento durante il travaglio aiuta la donna ed il feto durante questo processo. Permette alla donna di adattare la propria posizione al dolore della contrazione, favorendo a tempo stesso la naturale discesa della presentazione fetale nel bacino materno.
Ambiente empatico e sostegno
L’ambiente fisico dovrebbe essere il più intimo e piacevole possibile. È importante ridurre gli stimoli sensoriali quali luci forti, rumore, chiacchere, presenza di tante persone sconosciute, …
Il sostegno emotivo continuo, discreto ma presente di persone di fiducia, aiuta la partoriente ad affrontare il travaglio, permettendole di lasciarsi andare agli eventi e credere nella forza del proprio corpo.
Rilassamento
È importante che la partoriente, fra una contrazione e l’altra, possa rilassarsi, in modo da riuscire a riposare nonostante il grande sforzo che sta compiendo e permettendo al proprio corpo di rilassare tutte le fibre muscolari e non, favorendo la dilatazione del collo dell’utero.
Fiducia
Per la donna, l’uomo e il bambino, il parto ha un significato speciale a livello emotivo, affettivo e sociale. È un evento della vita, un’esperienza umana molto profonda. Per le donne in travaglio, la fiducia in se stesse e nelle persone che la circondano è un aspetto importantissimo per riuscire a superare questo momento di grande intensità.
Terapie medicamentose per la gestione del dolore del travaglio e del parto
I due metodi più noti per il controllo del dolore del travaglio e del parto sono l’analgesia epidurale o peridurale (PDA, dal tedesco Peridural Analgesie) e la pompa PCA (Patient Controlled Analgesia).
Entrambi i metodi agiscono riducendo significativamente i dolori associati alle contrazioni e all’espulsione del bambino.
Un consulto con un medico anestesista è consigliato durante la gravidanza per essere informata delle varie opzioni disponibili dopo un’anamnesi personale.
La PDA
L’anestesia epidurale o peridurale è una modalità di anestesia loco-regionale che prevede la somministrazione di farmaci anestetici attraverso un catetere posizionato nello spazio intervertebrale della porzione lombare della spina dorsale. Questo metodo prevede l’utilizzo di aghi appositi e di una blanda anestesia locale che elimina il dolore durante la manovra. Una volta inserito il catetere viene lasciato in sede, consentendo al personale medico di somministrare analgesici in base al bisogno della paziente senza ripetere la manovra di inserimento. Questo tipo di anestesia è responsabilità del medico anestesista.
L’epidurale, agendo sulle radici nervose, impedisce il passaggio dello stimolo doloroso, di conseguenza anche il movimento e la sensazione di premito durante la fase espulsiva.
Gli analgesici somministrati mediante PDA rimangono a livello del sistema nervoso e non raggiungono la circolazione fetale.
La PCA
Questo metodo antalgico può essere somministrato dal personale presente in sala parto per via endovenosa. L’effetto di questa analgesia differisce sostanzialmente dalla PDA in quanto il medicamento va ad agire a livello dello stato di coscienza della donna e di conseguenza sulla sua percezione del dolore.
La paziente gestisce autonomamente la somministrazione del medicamento tramite un telecomando collegato ad una pompa siringa, che la partoriente può azionare all’arrivo della contrazione. Questo tipo di analgesia permette alla donna di essere più partecipe ed attiva durante il travaglio ed il parto in quanto il corpo non è parzialmente “bloccato”.
Gli oppiacei somministrati per via endovenosa hanno un effetto brevissimo e la donna elimina rapidamente l’effetto di questo tipo di medicamenti.
Questo metodo non è offerto da tutti gli ospedali, contattare la propria struttura per informazioni sulla disponibilità.
Entonox
Il gas esilarante aiuta durante il travaglio dando un senso di stordimento. Il suo utilizzo è rapido in quanto non necessita esami particolari o cateteri, si necessita solo la bombola di gas nelle vicinanze.
Questo metodo non è offerto da tutti gli ospedali, contattare la propria struttura per informazioni sulla disponibilità.
E quando ci sono delle complicazioni?
In alcuni casi è necessario ricorrere all’intervento medico per aiutare la nascita del bambino.
Se il problema si presenta durante la fase espulsiva, può essere necessario ricorrere a una ventosa o un forcipe per accelerare o aiutare la nascita del bambino.
Il taglio cesareo può essere praticato in qualsiasi fase del parto se si presentano delle complicazioni.
Questo intervento è in alcuni casi indispensabile ma può comportare dei rischi a breve e lungo termine. Per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che solo il 10% dei parti dovrebbe terminarsi in questo modo.
Per maggiori dettagli e informazioni sul taglio cesareo potete consultare e/o scaricare il documento.
Dichiarazione dell’OMS sul tasso dei tagli cesarei.
Il mio compagno sarà coinvolto?
La presenza del padre durante il travaglio e il parto è molto importante. Che sia con dei massaggi, preoccupandosi di far bere e mangiare la compagna se lo desidera o semplicemente con la sua presenza. In alcuni casi dopo il parto, se la madre non se la sente o è impossibilitata, il padre può accogliere e dare il primo contatto al neonato con il pelle a pelle.
Il sostegno del padre sarà fondamentale anche nei primi mesi dopo il parto.